mercoledì 24 febbraio 2010

CORRI CHE SPARANO

Corri che sparano, corri forte più che puoi, non respirare , non guardarti intorno, corri forte e basta. Corri come Abebe, corri come il giaguaro della tua terra, non ti curare se lui é predatore e tu predato, corri . Corri come i tuoi antenati degli altopiani, hai solo le scarpe di diverso, il terrore è il solito. Non pregare, non hai tempo, e il padreterno oggi ha chiuso bottega. C’è un sole forte in cielo, che disidrata C’è un caldo arido nell’aria, che non perdona C’è una nuova crudeltà in paese, che non da tregua Corri come hai sempre dovuto fare, via dalla guerra e dalla fame, lontano da un vicino che non ti riconosceva più,per un posto su una zattera , per un sogno di riscatto. E ora corri lontano dall’incubo, da questo buco nero, nero come i tuoi spaventi, come la tua pelle nera, come la tua rabbia nera, come la tua fame nera Scappa, che sparano. Se tagli il traguardo avrai in premio aria da respirare, ossigeno per inebriarti Se cadi, sarai trofeo. E ti scaveranno il petto per guardare nelle vene, loro pensano che non hai sangue rosso, ma liquami di merda. Dai corri, lasciali con la curiosità in mezzo ai denti. No, non puoi prendere le tue cose, corri. La foto di tua madre con tuo padre il giorno delle nozze e quella della sorellina sulle tue spalle marciranno in una balla di rifiuti , le adidas nuove buone per la festa bruceranno in una discarica, e il bongo di tuo nonno ha finito di danzare. E’ un lusso anche ricordare, e tu non te lo puoi permettere. C’è un sole che scortica la schiena che sembra d’essere a casa quando mancava l’acqua, prima dell’ecatombe, ci fosse almeno freddo e nebbia, neve magari, ma questo sole ……e questa terra, come la tua. Tutti quei chilometri di sofferenza, tutto quel mare, per crepare qui che sembra casa. Corri che sparano. Figliolo, sei giovane, non sei ancora piegato e il fisico integro ti sorregge, ma prima di un morto che cammina cerca di restare un vivo che corre. C’è una persecuzione antica che morde il culo Un sudore freddo che non asciuga Un’ignoranza nuova che non ascoltaE tu corri e trattieni il respiro e serra i pugni e tieni duro,non è questo il tempo di bestemmie né di urla, nessuna rabbia ti aiuterà,il tuo è il tempo della fuga e allora scappa, vola per questi campi a cui affidasti braccia e sogni prima che ti restituissero indigenza e incubi, tra colture di pomodori e sangue, di agrumi e odio, seminati a rancore, raccolti a rassegnazione..
Fatti vento sotto il cielo e serpente tra i filari e sii rapido e silenzioso e corri, corri e corri ancora. C’è un caldo che soffoca Un rumore che assorda Un padrone che impreca Scappa che sparano, pallini o pallettoni male diverso, stessa umiliazione. E sempre quella è, che noi non conosciamo ma i nostri avi si, ma le memorie oggi non ti saranno amiche. Hai poco tempo ancora prima che fissi l’alzo, lo allinei sulla tacca, traguardi sul mirino e poi ti becchi in pieno. Corri che sparano E se tirano basso, tu svicola e salta. Saltella come Alì il grande quando gli gridavano Ali Buma Ye, Ali Buma Ye, la sua danza di guerra ti sia di auspicio e scudo, che quando gli schiavi s’arrabbiano sanno essere duri. C’è aria di ossessione C’è odore di violenza C’è un nuovo ballo in giro, si chiama ‘’dagli al negro’’.Corri che sparano questo gioco ignorante che non volevi giocare ti toccherà ingoiarlo fino alla fine, confida solo nella tua destrezza e spera nella loro incapacità e corri , corri forte, corri che sparano.

GIORGIO NARDI

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