sabato 3 luglio 2010

Relazione di candidatura del Segretario Andrea Neri al congresso di circolo 2010

Cambiare si può, basta volerlo. L’Italia è un grande paese, ha le risorse e le potenzialità per poter essere uno dei paesi più avanzati del mondo. Purtroppo queste potenzialità avrebbero bisogno d’un governo che sapesse metterle in un unico disegno di sviluppo guardando al futuro e al bene del paese. Invece il governo attualmente in carica pensa solo al quotidiano senza minimamente preoccuparsi del domani, e nonostante le affermazioni di Berlusconi, è il governo che ha più potere dal dopoguerra. Il capo del governo nomina e revoca i ministri, il parlamento non discute nulla e vota continuamente, a colpi di fiducia, testi blindati modificati dopo la firma del capo dello Stato. Per non dimenticare i parlamentari scelti dalle segreterie di partito, grazie alla legge porcata di Calderoli, e quindi nel caso del PDL scelti direttamente da Berlusconi. Sostanzialmente, stiamo vivendo non più in una repubblica parlamentare ma, bensì in una sorta di monarchia che di costituzionale ha ben poco. Purtroppo, il disegno massonico d’acquisizione e mantenimento del potere è stato pian piano negli anni messo in pratica ed oggi ne vediamo i risultati. Le televisioni e quindi l’informazione nelle mani del solito gruppo di persone che detiene anche il potere legislativo ed esecutivo porta ad una alterazione giornaliera della realtà dei fatti per orientare l’opinione pubblica nella direzione prescelta. Rimane libero, per ora, il potere giudiziario anche se ben delimitato da tutte le leggi ad personam fatte negli anni dai vari governi Berlusconi. Se aggiungiamo a questo quadro disarmante l’immobilismo nei confronti della più grave crisi economica e occupazionale del dopoguerra la situazione è veramente preoccupante. Siamo di fronte ad un governo che non solo non investe nulla nel presente ma taglia sul futuro. Infatti, i settori più vessati in questi anni sono la scuola, la ricerca, la cultura e gli enti locali facendo pagare il conto ai ceti medio-bassi ai quali viene tagliato presente e futuro. Il PD deve mettere in campo tutte le energie, le idee e le proposte per poter andare al governo del paese. Fino ad oggi non siamo ancora riusciti a mostrare ai cittadini la nostra proposta per cambiare il paese. Finché la sfida rimarrà su un campo coservatoristico con i vizi e i difetti del nostro paese, vincerà sempre la destra. Sono molti gli elettori disorientati, e molti gli astensionisti, e noi non possiamo continuare a flagellarci pensando al 4% dell’ Udc o al 2-3% della sinistra radicale. Quando abbiamo di fronte un 30% di astensionismo, e una buona fetta di elettorato disposto a cambiare il suo voto è indispensabile mettere in campo una proposta forte di alternativa di governo del paese che possa convincere le persone che cambiare si può.
Il Partito Democratico è uno straordinario strumento, da questo punto di vista, proprio per le sue caratteristiche non identitarie e non ideologiche; un partito nato dall’incontro di diverse esperienze riformiste che costruisce la sua proposta politica e la sua identità strada facendo. Si deve smettere di parlare di questioni intestine ed è necessario parlare con più chiarezza ai cittadini. Se il PD riuscirà a mettere il cittadino e il bene comune al centro della propria azione politica quotidiana si farà un grande passo in avanti. Si deve partire dai settori dove si è abbattuta la mannaia del governo Berlusconi, come la scuola e la ricerca. Per investire nel futuro e cercare di cambiare il paese, è necessario investire ogni risorsa possibile nella scuola mettendo in campo politiche d’integrazione per creare una società multietnica e solidale, abbattendo i muri innalzati dalla destra in questi anni. La ricerca deve essere sostenuta e incentivata, altrimenti non potremmo mai competere con gli altri paesi senza abbassare il livello dei diritti dei lavoratori, come si sta già facendo. Gli italiani i sacrifici li sanno fare, però deve esserci uno scopo e un equità di contribuzione se no pagheranno sempre i soliti e sempre i soliti la faranno franca. Lo sviluppo economico deve essere legato alle energie rinnovabili, dove avremmo tutte le risorse per essere leader nel mondo, e devono essere valorizzati i paesaggi, le coste, i centri storici, le intelligenze e le migliori energie che abbiamo a disposizione.

Il nostro circolo, in questi anni, ha lavorato su tematiche concrete, cercando di recuperare un rapporto fiduciario con i cittadini. Il comitato costituente ha lavorato sull’analisi della crescente disaffezione da parte dei cittadini alla politica, cercando le possibili risposte. Quest’analisi è stata sintetizzata nel documento dei valori del nostro circolo, che ho cercato di applicare nel corso del mio primo mandato. Questi valori e regole che ci siamo dati sono diventati la linea politica portante dell’azione del circolo che ha prodotto quel ricambio di classe dirigente nell’amministrazione comunale che è stata sostenuta e riconosciuta da un importante consenso elettorale. Giusta è stata la scelta di iscrivere al nostro circolo solo chi volontariamente ne faceva richiesta, ed aveva voglia di partecipare. Questa campagna ha prodotto ad oggi 150 iscritti, veri, partecipanti, che non si iscrivono per un congresso o per fare piacere a qualcuno ma si iscrivono perché credono nel PD, nel valore della sua funzione civile, e hanno voglia di dare il proprio contributo per migliorare le cose. In questi tre anni molto è stato il lavoro per organizzare le funzionalità di un Partito appena nato; ed oggi abbiamo una struttura organizzativa ben consolidata e funzionante. Un finanziamento trasparente, grazie al contributo degli iscritti, degli amministratori e dei volontari che permettono di poter realizzare la Festa Democratica, che costituisce la maggior entrata nelle nostre casse.
L’impegno che oggi mi posso assumere per il prossimo mandato è di abolire le campagne elettorali! Questo è lo slogan con cui mi voglio candidare a guidare il Pd di Castelnuovo Magra per il secondo mandato. Grazie a Castelnuovo Democratica, volantino di comunicazione politica del nostro circolo, che sta riscuotendo sempre più successo, possiamo radicarci sempre di più nel territorio. Abolire le campagne elettorali è sicuramente provocatorio, ma porta con se una grande volontà, quella di fare politica quotidianamente. Castelnuovo Democratica diventa lo strumento attraverso il quale i nostri amministratori e militanti possono, durante tutto l’arco dell’anno, bussare alla porta dei cittadini, e oltre a consegnare il documento cartaceo, possono cogliere l’occasione per poter costantemente interagire con loro. Questi metodi hanno intrinseca la volontà di fare politica quotidianamente, istaurando un rapporto diretto con la cittadinanza facendo recuperare credibilità alla politica. La sintesi di questo lavoro la si può ritrovare nel documento dei valori allegato al documento del circolo, sul Congresso provinciale, nei quali mi riconosco, facendoli parte integrante della mia proposta di candidatura. Oltre alla campagna porta a porta con Castelnuovo Democratica porteremo avanti iniziative politiche su temi più importanti, cercando di parlare il meno possibile di noi stessi e il più possibile dei problemi dei cittadini. Esempio ne è stato l’ultimo numero del giornalino dove abbiamo dedicato molto spazio alle questioni propagandistiche della lega nord tentando di fare un lavoro analitico sulle contraddizioni, e sui danni causati da tale retorica propagandistica . Legato a queste tematiche abbiamo organizzato un incontro con Pippo Civati, scrittore del libro”REGIONE STRANIERA”, nel quale sono state affrontate le tematiche dell’immigrazione, dell’integrazione e dei danni provocati dalle azioni della lega nord. E’ proprio il successo di iniziative come queste che ci incentiva ad organizzarne altre simili , su tematiche altrettanto importanti .Noi democratici castelnovesi ce la metteremmo tutta per contribuire al rafforzamento, all’affermazione e al successo del PD, per poter andare al governo del paese sperando in un futuro migliore. Cambiare si può, basta volerlo.





Castelnuovo Magra 26-06-2010 Andrea Neri


-ALLEGATO 1
MANIFESTO DEI VALORI DEL PARTITO DEMOCRATICO CASTELNUOVO MAGRA
Il Partito Democratico a Castelnuovo Magra è nato dalle idee, dal contributo e dalla passione di tante persone che con il loro impegno hanno dimostrato che un altro modo di fare politica è possibile. L'esigenza di dar vita al PD nasce dalla consapevolezza della profonda crisi della politica nel nostro paese, che ha generato scetticismo , rabbia, rassegnazione nell'opinione pubblica; al punto di far parlare di “emergenza democratica”. Il PD non nasce per garantire la sopravvivenza di una classe dirigente. Nasce per rigenerare la democrazia in Italia. Non è un'operazione di “maquillage” politico, non risponde ad un'esigenza estetica, ma ad un'esigenza democratica. E' essenziale che i cittadini ritornino a sentire la necessità e la possibilità di una reale partecipazione, sapendo di poter contare,di essere determinanti nel “concorrere a determinare la politica nazionale “ (art 49 della Costituzione). Perché questo accada, il PD deve essere un partito nuovo. Partito: luogo che accoglie le istanze e le domande della società, facendosene portatore presso i livelli decisionali ed esecutivi. Nuovo: perché privo dei vizi che hanno allontanato le persone dalla partecipazione. Nuovo: soprattutto nelle regole, tra cui riteniamo fondamentali le primarie per la selezione della rappresentanza dei cittadini a tutti i livelli, in base alla qualità della politica, alle competenze, all'esperienza e allo spessore etico, senza distinzione di sesso o di età, senza discriminazioni nei confronti di alcuno; dovranno essere garantiti gli spazi, a parole tanto celebrati, alle donne e ai giovani. Quindi vanno rifiutati i doppi, tripli incarichi (per doppio incarico si intende:doppio incarico amministrativo, incarico amministrativo esecutivo o monocratico e monocratico ed esecutivo di partito nel solito livello, incarichi monocratici ed esecutivi di partito e presidenza d’enti a nomina politica, presidenza d’enti a nomina politica e incarichi amministrativi); gli incarichi a vita e il perpetuarsi della nomenclatura. Bisogna riaffermare la separazione tra amministrazione e partito. Né un Sindaco, né un Assessore devono avere ruoli esecutivi nel partito e il partito deve saper costruire una dialettica sana e costruttiva nei confronti dell’Amministrazione Comunale. Un partito asservito all’Amministrazione, costituisce un’ulteriore chiusura per i cittadini che faticano a riconoscersi in essa, non si tratta di procedere su strade diverse, ma di rappresentare al meglio la democrazia, offrendo spazi e possibilità di dialogo e di confronto. Allo stesso tempo, un partito dinamico e creativo, può costituire stimoli e spunti interessanti per tutto il gruppo consiliare e per la giunta, contribuendo e arricchendo la realizzazione del programma di legislatura. Basta rispettare delle regole semplici ed universali per consentire un ricambio ciclico della classe dirigente regolando il numero dei mandati, in qualsiasi arco di tempo possano esser ricoperti, in un massimo di 2 mandati per il sindaco, gli assessori oppure altri incarichi amministrativi monocratici o esecutivi e 3 per i consiglieri. Gli amministratori devono portare a termine i loro mandati. Quindi va impedito che ci siano candidature ad altri incarichi per chi non ha ancora terminato il proprio mandato. Il PD deve essere un partito giovane? Non vogliamo confondere la giovinezza politica con quella anagrafica; ci sono giovani, soprattutto in politica, che sono già vecchi nella logica che li guida, sopraffatti come sono dalle preoccupazioni per la carriera pluridecennale che li attende in futuro. Per questo condividiamo una frase di R. Kennedy, ricordata da Barak Obama davanti agli studenti dell'Università de Massachussets “Il mondo ha bisogno delle doti della gioventù; che non è una stagione della vita,ma una categoria del pensiero, una forza di volontà, una dote dell'immaginazione, una predominanza del coraggio sulla timidezza, un desiderio di avventura che prevalga sull'amore per le comodità”. La politica non può fare a meno della giovinezza, ma non è attraverso la cooptazione che potranno emergere le personalità di cui il nostro paese ha bisogno. I nostri riferimenti ideali sono espressi chiaramente nel Manifesto per il PD che afferma: “Intendiamo partecipare allo sviluppo del modello sociale europeo, rilanciandone i due principi ispiratori: la valorizzazione dell'iniziativa , dei talenti e dei meriti; la promozione di un tessuto sociale solidale...”. Il PD, deve saper “conciliare equità e merito”, in quanto uno dei suoi principali compiti è quello di rifondare eticamente la politica e di dimostrare che è possibile far corrispondere alle parole i fatti. Del tutto attuale, quando si parla di riferimenti ideali resta la nostra Costituzione; vi troviamo la centralità della persona, il principio di uguaglianza, il diritto-dovere al lavoro, la solidarietà fiscale, il ripudio della guerra, la laicità dello stato, il rifiuto dell'agnosticismo etico dello stato, il federalismo, il carattere parlamentare della repubblica.
Il discorso sui valori non è un discorso superfluo per un partito politico, soprattutto per il Partito Democratico che nasce dall’incontro di diverse esperienze politico-culturali. E' importante, a tal proposito ricordare la distinzione tra partito e governo: il partito è la sede dell'ascolto, dell'osservazione e dello studio delle esigenze, della loro elaborazione, secondo determinati principi, in un insieme di obiettivi; il governo e l'amministrazione della cosa pubblica sono le sedi della mediazione, del compromesso (inteso non come spregevole atto di opportunismo, ma come frutto di un incontro “alto”, che tenga conto anche delle istanze degli altri, per realizzare insieme quanto è nelle possibilità, dato un certo contesto). Uno degli obbiettivi principali che il PD deve avere è restituire forza e credibilità alle istituzioni dello stato e della politica è . Perché tra cittadini e istituzioni si colmi quel vuoto che genera ciò che passa attualmente sotto il nome di “antipolitica”. Limitarsi a catalogare questo fenomeno come qualunqiuistico serve a poco. Nell' ”antipolitica”, ci sono anche una protesta e una richiesta di rispetto da parte dei cittadini; un sempre maggior numero di essi percepiscono nei “politici” non più coloro che sono stati deputati a rappresentarli, ma una casta a sè stante che opera a suo proprio vantaggio, lontana dai problemi e dagli interessi dei più. Un recupero di questo malcontento, che ampliandosi, potrebbe sfociare in una deriva populista, non è cosa che il PD possa ignorare. Tale recupero potrà avvenire solo se le istituzioni parlamentari, di governo e di partito si dimostreranno capaci di dar forma a un'azione basata su principi condivisi e sulla massima trasparenza. I cittadini saranno maggiormente disponibili a sentirsi coinvolti nella cosa pubblica, quanto maggiormente le istituzioni sapranno dimostrare consequenzialità tra le parole e i fatti. Lo spettacolo del detto e del contraddetto, il ridurre ogni affermazione ad opinione soggetta a cambiare secondo dell'esigenza del momento e dei propri interessi, la sottovalutazione dei fatti e il rifiuto di un bilancio critico su quanto si è fatto per favorirli o per impedirli;le promesse fatte già sapendo che non verranno mantenute; rispetto a tutto ciò, il PD è chiamato a dar segni di profonda discontinuità. Tagliare i costi della politica e ridurre gli sprechi del governo, del parlamento, e delle restanti amministrazioni pubbliche. Siamo contro gli sprechi. La riduzione della spesa deve procedere, a nostro giudizio, di pari passo con la sua qualificazione . La politica costa. Il suo prezzo è garanzia di democrazia, ma deve costare il giusto. Se è vero che tutti devono pagare le tasse (seguendo un criterio di giustizia sociale e di progressività nella contribuzione- art. 53 della Costituzione-), è anche vero che ogni euro pubblico gettato al vento è un furto che avviene alle spalle dei cittadini. Pagare le tasse appartiene ai doveri del cittadino; il dovere di chi li amministra è di investirli in suo favore, seguendo principi di equità e di efficienza. Queste esigenze, largamente presenti nel paese, dovranno guidare le scelte politiche sia a livello nazionale che a livello locale. Il fatto che il PD si configuri come partito federale, favorisce lo sviluppo di una maggiore attenzione ai singoli territori, talmente differenziati, in Italia, da determinare localmente una varietà elevata di problemi e necessità. A differenza, quindi, dei partiti con una forte connotazione centralistica il PD gioca la sua scommessa in gran parte nella dimensione locale, con le sue relative componenti economiche, sociali, culturali e ambientali. Ci auguriamo che il PD sappia essere Federale nei programmi e Universale per quel che riguarda i principi di fondo e le linee guida. Un partito che pur ponendo attenzione alle peculiarità regionali, contribuisca a un rafforzamento del senso civico e di appartenenza nazionale.
-ALLEGATO 2
DOCUMENTO DEL CIRCOLO PD CASTELNUOVO MAGRA SUL CONGRESSO PROVINCIALE PD 2010
Il Partito Democratico è nato con una missione, cambiare la politica per cambiare l’Italia. Il nostro paese ha difficoltà strutturali, che insieme alla crisi economia internazionale, incidono molto nella qualità della vita delle persone. In questo quadro, sono insopportabili vent’anni d’immobilismo politico. Il nostro paese ha bisogno di una guida che sappia veramente cambiare l’Italia. La storia ci insegna che le cose possono cambiare, ma ci vuole la volontà di farlo, consapevoli che sia nel Risorgimento che nella Resistenza, furono minoranze ben più marcate a cambiare il destino dell’Italia. Il PD deve diventare uno strumento utile nel quale gli elettori possano riconoscersi. Riformista certo, ma agile nelle decisioni, con regole certe che non cambino a seconda della convenienza e con una forte proposta politica per l’Italia del futuro senza più steccati e conflitti sociali esasperati. Ricreando una coscienza che sia di cittadinanza democratica, con alto senso civico e di partecipazione, che ricostruisca le basi per superare le divisioni generate nel mondo del lavoro, dal presunto riformismo berlusconiano di Brunetta e Sacconi, vincendo le contraddizioni dei tagli di Tremonti e smascherando le ambiguità della Lega. Il prossimo congresso provinciale servirà per discutere le proposte politiche da mettere in campo per percorrere la strada del cambiamento, rafforzando e rinnovando il partito dal basso, con il coinvolgimento di nuove e salutari energie dei territori, approfondendo il nostro radicamento. Sono molte le cose che non hanno funzionato nel partito provinciale in questi due anni, come una sistematica riproposizione d’una storia già vissuta. Anche se stiamo cercando di superare i vecchi vincoli territoriali, le ultime elezioni regionali, hanno comunque messo in evidenza la carenza d’autorità del coordinamento provinciale, che non ci ha permesso di usare al meglio tutto il potenziale umano e intellettuale che abbiamo a disposizione, su tutto il territorio provinciale, in modo costruttivo e collegiale. La direzione deve essere un grande circolo dove le migliori risorse umane possano emergere indipendentemente dal percorso politico o dalle mozioni. Il coordinamento provinciale deve essere la casa di tutti i democratici, soprattutto gli ultimi arrivati, creando condizioni di accoglienza e di fiducia. Il dibattito congressuale non dovrà essere basato sulla discussione delle personalità o sulle appartenenze del passato. Sarà fondamentale creare una direzione provinciale non costruita con il bilancino delle correnti, ma che possa, il più possibile, rappresentare un forte segnale di rinnovamento. La prossima direzione dovrà essere pienamente legittimata e rappresentativa dei territori, delle sensibilità, delle competenze, del talento, della volontà disinteressata e distaccata. Solo così potrà decidere la linea politica del PD provinciale in modo che possa rispondere con puntualità e responsabilità alle aspettative dei cittadini, riconquistando centralità sui temi fondamentali e guidando le principali scelte amministrative. Occorrono regole certe e a tutti i livelli sulle candidature, coinvolgendo finalmente con franchezza i circoli come ha detto Bersani. Basta con le campagne d’ascolto alla vigilia di ogni scadenza elettorale a cose già decise. E’ assurdo che sulle candidature a coordinatore provinciale, non si sappia ancora niente di preciso, mostrando ancora una volta il solito sistema di rendere impossibile qualsiasi valutazione e proposta alternativa. Riteniamo che per un evento così importante come il rinnovo dell’assemblea, della direzione e del coordinatore provinciale, occorra un regolamento certo, trasparente e il tempo necessario per raccogliere le possibili candidature e per far conoscere agli iscritti le piattaforme programmatiche. Se da questo congresso non usciremo con un PD che torni ad essere il luogo di coordinamento politico vero, che discuta e prenda le decisioni importanti nelle sedi opportune e che decida una linea politica chiara, si correrà il rischio di trasformare il partito provinciale nella sommatoria dei comitati elettorali dei più potenti. Vorremo invece che si discuta e si decida quale tipo di partito serva al Paese e che i criteri di meritocrazia siano alla base delle scelte che faremo. Altrimenti sarà tutto inutile e continueremo ad non essere capiti dagli elettori. Il congresso dovrà servire anche per aprire una seria riflessione sulla capacità espansiva e sul come attuarla, senza vincolarsi e precludersi necessariamente alle alleanze a tutti i costi.
Non sono più i tempi dell’autosufficienza, e questo può anche essere considerato un valore in una società democratica moderna e avanzata, ma devono finire anche i tempi della subalternità. Non possiamo scimmiottare oggi il berlusconismo e domani Bossi, fieri di essere diversi da Di Pietro, schiacciando l’occhio a Casini. Dobbiamo ritrovare un nostro pensiero politico, rigenerandoci intellettualmente e culturalmente. Se la società dei collettivi ha perso, l’individualismo non vincerà. Nessuno può illudersi di risolvere i problemi moderni da solo, accumulando ricchezze e divari. Il mondo esploderà se il pensiero imploderà, temi come la pace e la giustizia sociale in un mondo occidentale in crisi economica stringente, il lavoro e lo sviluppo sostenibile, l’ambiente e le risorse energetiche alternative, la povertà e la salute pubblica, non saranno mai risolte dall’egoismo e l’individualismo. Noi dovremmo mettere al centro delle nostre politiche il concetto del fare comunità. Altrimenti la festa finirà presto anche per chi sta meglio, finirà tutto se non ci sarà una presa di coscienza globale su cosa stiamo rischiando. Davvero e subito, la politica e il governo pubblico devono riconquistare terreno sul mercato e le speculazioni finanziarie. Dobbiamo rappresentare questa presa di coscienza, dimostrando di aver capito le cause della disaffezione da parte del nostro elettorato e dei cittadini in generale, dalla politica. Se riusciremo a fare questo, restituendo un’etica sincera al far politica, ci accorgeremo presto dell’immenso potenziale di recupero di rappresentanza che abbiamo di fronte. Quello che vale per il congresso provinciale, vale anche per i congressi comunali dove bisogna riaffermare la separazione tra amministrazione e partito. Né un Sindaco, né un Assessore devono avere ruoli esecutivi nel partito e il partito deve saper costruire una dialettica sana e costruttiva nei confronti dell’Amministrazione Comunale. Un partito asservito all’Amministrazione, costituisce un’ulteriore chiusura per i cittadini che faticano a riconoscersi in essa, non si tratta di procedere su strade diverse, ma di rappresentare al meglio la democrazia, offrendo spazi e possibilità di dialogo e di confronto. Allo stesso tempo, un partito dinamico e creativo, può costituire stimoli e spunti interessanti per tutto il gruppo consiliare e per la giunta, contribuendo e arricchendo la realizzazione del programma di legislatura.
Se riusciremo a fare quanto è contenuto in questo programma, potremo dire di aver fatto il nostro dovere per aiutare Bersani nel portare a termine il suo mandato, con i successi che tutti auspichiamo e per cui lavoriamo.
Il Circolo del Partito Democratico di Castelnuovo Magra










Organismi dirigenti PD Castelnuovo Magra legati alla candidatura a segretario di circolo di Andrea Neri.

Vice-Segretario: Montebello Daniele
Tesorieri: Bardi Paolo, Costi Giorgio
Responsabile organizzazione: Orlandi Marco

DIRETTIVO DI CIRCOLO
Fusani Ulderico Battaglia Giusta
Giacomelli Lucio Bianchi Vanda
Petacco Roberto Ariodante Gregorini Daniela
Chiodo Marco Brizzi Michela
Baudoni Paolo Marciasini Roberta
Baudone Giorgio Matteucci Valeria
Ranghetti Massimiliano Fontanini Paola
Ricci Federico Fazzi Arianna
Costi Giorgio Giacomelli Catia
Nardi Giorgio Vernazza Ilaria
Grassi Mario Amilcare Lombardi Paola
Membri di diritto: Amministratori comunali e provinciali, membri della segreteria comunale, delegati all’assemblea provinciale, membri dell’ufficio organizzativo, tesorieri.



SEGRETERIA
Ricci Federico Giacomelli Catia
Bardi Alessandro Corona Alberto
Moracchioli Massimo Baudone Giorgio
Bonvini Arianna Fazzi Arianna
Rezzonico Marina Tendola Gianni
Bertoneri Matteo


Ufficio Organizzazione e Festa
Orlandi Marco
Montebello Daniele
Devoti Bruno
Neri Matteo
Marino Francesco
Zambelli Roberto
Giuliani Filippo


Candidati delegati assemblea provinciale
1 Bardi Alessandro
2 Bonvini Arianna
3 Favini Marzio
4 Menchelli Sara
5 Corona Alberto

6 Rezzonico Marina
7 Montebello Daniele
8 Spinetta Silvia
9 Neri Andrea
10 Cipolli Anita

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