martedì 18 maggio 2010

DOCUMENTO DEL CIRCOLO DEL PD DI CASTELNUOVO MAGRA SUL PROSSIMO CONGRESSO PROVINCIALE


Il Partito Democratico è nato con una missione, cambiare la politica per cambiare l’Italia. Il nostro paese ha difficoltà strutturali, che insieme alla crisi economia internazionale, incidono molto nella qualità della vita delle persone. In questo quadro, sono insopportabili vent’anni d’immobilismo politico. Il nostro paese ha bisogno di una guida che sappia veramente cambiare l’Italia. La storia ci insegna che le cose possono cambiare, ma ci vuole la volontà di farlo, consapevoli che sia nel Risorgimento che nella Resistenza, furono minoranze ben più marcate a cambiare il destino dell’Italia. Il PD deve diventare uno strumento utile nel quale gli elettori possano riconoscersi. Riformista certo, ma agile nelle decisioni, con regole certe che non cambino a seconda della convenienza e con una forte proposta politica per l’Italia del futuro senza più steccati e conflitti sociali esasperati. Ricreando una coscienza che sia di cittadinanza democratica, con alto senso civico e di partecipazione, che ricostruisca le basi per superare le divisioni generate nel mondo del lavoro, dal presunto riformismo berlusconiano di Brunetta e Sacconi, vincendo le contraddizioni dei tagli di Tremonti e smascherando le ambiguità della Lega. Il prossimo congresso provinciale servirà per discutere le proposte politiche da mettere in campo per percorrere la strada del cambiamento, rafforzando e rinnovando il partito dal basso, con il coinvolgimento di nuove e salutari energie dei territori, approfondendo il nostro radicamento. Sono molte le cose che non hanno funzionato nel partito provinciale in questi due anni, come una sistematica riproposizione d’una storia già vissuta. Anche se stiamo cercando di superare i vecchi vincoli territoriali, le ultime elezioni regionali, hanno comunque messo in evidenza la carenza d’autorità del coordinamento provinciale, che non ci ha permesso di usare al meglio tutto il potenziale umano e intellettuale che abbiamo a disposizione, su tutto il territorio provinciale, in modo costruttivo e collegiale. La direzione deve essere un grande circolo dove le migliori risorse umane possano emergere indipendentemente dal percorso politico o dalle mozioni. Il coordinamento provinciale deve essere la casa di tutti i democratici, soprattutto gli ultimi arrivati, creando condizioni di accoglienza e di fiducia. Il dibattito congressuale non dovrà essere basato sulla discussione delle personalità o sulle appartenenze del passato. Sarà fondamentale creare una direzione provinciale non costruita con il bilancino delle correnti, ma che possa, il più possibile, rappresentare un forte segnale di rinnovamento. La prossima direzione dovrà essere pienamente legittimata e rappresentativa dei territori, delle sensibilità, delle competenze, del talento, della volontà disinteressata e distaccata. Solo così potrà decidere la linea politica del PD provinciale in modo che possa rispondere con puntualità e responsabilità alle aspettative dei cittadini, riconquistando centralità sui temi fondamentali e guidando le principali scelte amministrative. Occorrono regole certe e a tutti i livelli sulle candidature, coinvolgendo finalmente con franchezza i circoli come ha detto Bersani. Basta con le campagne d’ascolto alla vigilia di ogni scadenza elettorale a cose già decise. E’ assurdo che sulle candidature a coordinatore provinciale, non si sappia ancora niente di preciso, mostrando ancora una volta il solito sistema di rendere impossibile qualsiasi valutazione e proposta alternativa. Riteniamo che per un evento così importante come il rinnovo dell’assemblea, della direzione e del coordinatore provinciale, occorra un regolamento certo, trasparente e il tempo necessario per raccogliere le possibili candidature e per far conoscere agli iscritti le piattaforme programmatiche. Se da questo congresso non usciremo con un PD che torni ad essere il luogo di coordinamento politico vero, che discuta e prenda le decisioni importanti nelle sedi opportune e che decida una linea politica chiara, si correrà il rischio di trasformare il partito provinciale nella sommatoria dei comitati elettorali dei più potenti. Vorremo invece che si discuta e si decida quale tipo di partito serva al Paese e che i criteri di meritocrazia siano alla base delle scelte che faremo. Altrimenti sarà tutto inutile e continueremo ad non essere capiti dagli elettori. Il congresso dovrà servire anche per aprire una seria riflessione sulla capacità espansiva e sul come attuarla, senza vincolarsi e precludersi necessariamente alle alleanze a tutti i costi.
Non sono più i tempi dell’autosufficienza, e questo può anche essere considerato un valore in una società democratica moderna e avanzata, ma devono finire anche i tempi della subalternità. Non possiamo scimmiottare oggi il berlusconismo e domani Bossi, fieri di essere diversi da Di Pietro, schiacciando l’occhio a Casini. Dobbiamo ritrovare un nostro pensiero politico, rigenerandoci intellettualmente e culturalmente. Se la società dei collettivi ha perso, l’individualismo non vincerà. Nessuno può illudersi di risolvere i problemi moderni da solo, accumulando ricchezze e divari. Il mondo esploderà se il pensiero imploderà, temi come la pace e la giustizia sociale in un mondo occidentale in crisi economica stringente, il lavoro e lo sviluppo sostenibile, l’ambiente e le risorse energetiche alternative, la povertà e la salute pubblica, non saranno mai risolte dall’egoismo e l’individualismo. Noi dovremmo mettere al centro delle nostre politiche il concetto del fare comunità. Altrimenti la festa finirà presto anche per chi sta meglio, finirà tutto se non ci sarà una presa di coscienza globale su cosa stiamo rischiando. Davvero e subito, la politica e il governo pubblico devono riconquistare terreno sul mercato e le speculazioni finanziarie. Dobbiamo rappresentare questa presa di coscienza, dimostrando di aver capito le cause della disaffezione da parte del nostro elettorato e dei cittadini in generale, dalla politica. Se riusciremo a fare questo, restituendo un’etica sincera al far politica, ci accorgeremo presto dell’immenso potenziale di recupero di rappresentanza che abbiamo di fronte. Quello che vale per il congresso provinciale, vale anche per i congressi comunali dove bisogna riaffermare la separazione tra amministrazione e partito. Né un Sindaco, né un Assessore devono avere ruoli esecutivi nel partito e il partito deve saper costruire una dialettica sana e costruttiva nei confronti dell’Amministrazione Comunale. Un partito asservito all’Amministrazione, costituisce un’ulteriore chiusura per i cittadini che faticano a riconoscersi in essa, non si tratta di procedere su strade diverse, ma di rappresentare al meglio la democrazia, offrendo spazi e possibilità di dialogo e di confronto. Allo stesso tempo, un partito dinamico e creativo, può costituire stimoli e spunti interessanti per tutto il gruppo consiliare e per la giunta, contribuendo e arricchendo la realizzazione del programma di legislatura.
Se riusciremo a fare quanto è contenuto in questo programma, potremo dire di aver fatto il nostro dovere per aiutare Bersani nel portare a termine il suo mandato, con i successi che tutti auspichiamo e per cui lavoriamo.


Il Circolo del Partito Democratico di Castelnuovo Magra


Castelnuovo Magra, 17-05-2010

1 commento:

  1. Condivido, speriamo che il Congresso , a maggioranza, riesca a cambiare questo Partito Democratico.

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